Un omaggio allo scrittore di Vigevano, della provincia, nell'Italia del Boom.
Allo scrittore dei calzolai, degli operai, degli industrialotti e dei maestri elementari.
Una raccolta di materiali biografici, fotografici per conservarne la memoria, per raccontarne il mondo, per rinnovare l'invito a leggerne i libri.

In virtù dell'amicizia che ci ha legato per tanti anni.

Gabriele Francese

BIBLIOGRAFIA

PRIME EDIZIONI

Prime Edizioni Prime Edizioni Prime Edizioni Prime Edizioni Prime Edizioni Prime Edizioni

RISTAMPE

Ristampe Ristampe Ristampe Ristampe

VOLUMI DEDICATI

Volumi dedicati Volumi dedicati Volumi dedicati Volumi dedicati

ALTRE OPERE

Clicca per vedere le Altre Opere di Lucio Mastronardi.

GENTE DI VIGEVANO
Rizzoli, 1977

Volumi dedicati
GENTE DI VIGEVANO
Si tratta della riedizione in un solo volume dei tre romanzi usciti per Einaudi, e accompagnati dai racconto «Gli Uomini Sandwich» e «La Ballata dell'Imprenditore» (quest'ultimo già uscito in «L'Assicuratore» col titolo «La Ballata del Vecchio Calzolaio»).
I testi sono preceduti da una prefazione e da una notizia firmati dal critico Sergio Pautasso.

RISVOLTO
(Dalla prefazione di Sergio Pautasso)
Le radici di Mastronardi allignano tutte nella nostra tradizione, che egli non snatura con innesti azzardati e devianti. La rabbia e l'ossessione con cui il suo calzolaio vuole a ogni costo diventare un "padrone", ha tutta l'aria di avere una matrice verghiana; il maestro Mombelli e i suoi colleghi appartengono inconfondibilmente alla categoria dei travet nostrani; e il meridionale che arriva a Vigevano carico di speranze e illusioni, non ha nulla del provinciale balzacchiano che sbarca a Parigi. Se Mastronardi è riuscito a costruire quella che può essere definita una commedia umana, l'ha fatto con materiali suoi, i soli, del resto, di cui poteva disporre: gli insignificanti, sotto il profilo epico-strorico, avvenimenti quotidiani di un piccolo centro provinciale come Vigevano, senza grandi sfondi (salvo la Piazza, una sorta di palcoscenico dove tutti recitano la loro parte ed esibiscono le proprie credenziali sociali), animato da una popolazione eterogenea, sotto tutti i punti di vista, ma comunemente ossessionata dal mito del danaro e dominata dai feticcio della scarpa.
Non possedendo le qualità di fondo del grande romanziere che con questo materiale sociale e umano costruisce cattedrali, ma essendo dotato, come tutti i moralisti, di una capacità di segno breve, eppure netto e incisivo, mastronardi non s'imbarca per grandi viaggi (significativo il caso dell'industrialotto che usa la Maserati solo per fare i cinquecento metri che separano casa sua dal bar sulla Piazza), nè dialoga con personaggi destinati all'eternità. Delimitati i confini del proprio orizzonte, lo sguardo ironico di Mastronardi si appunta allora non su possibili personaggi, ma piuttosto su dei tipi che abbiano una carica di esemplarità e siano portatori anche nel tempo, e quindi in condizioni storiche e sociali diverse, di una stessa idea fissa. L'ossessione di metter su una fabbrichetta, per esempio, è identica sia nel Calzolaio che, nella parte iniziale, ci riporta agli anni del fascismo, sia nel Maestro e nel Meridionale che riflettono invece la follia economica degli anni Sessanta. Tutti, protagonisti e comprimari, sono contagiati da questa smania industrialesca: pur di avere la fabbrica si fa di tutto, il lecito e anche l'illecito se occorre; si passa sopra a tutto, famiglia, intimità, amori; tutti i posti, scantinati, stambrghe, camere da letto, cessi, sono buoni per impiantare un piccolo laboratorio destinato ad ingrandirsi e, come le rane, a scoppiare; infine, tutti, donne, bambini, vecchi, sono buoni per tagliare, cucire, montare, lucidre le scarpe di Vigevano.
...Bisognerebbe descrivere analiticamente i materiali linguistici e i procedimenti stilistici che compongono e regolano la pagina di Mastronardi per rendersi conto del suo funzionamento espressivo: dire dell'irruzione del dialetto e del suo esaurirsi fino ad annullarsi nella lingua, sempre però ricalcata sulla base del dialetto, per poi scoppiare di nuovo e improvvisamente con accensioni fragorose; sottolineare l'ingenua tendenza al lirismo in alcune scene di abbandono e intimistiche (specie, nel Maestro) in contrasto con l'esasperazione dello stile verbale nella Ballata di un imprenditore. ...Si può concludere che ciò che ci fa ancora oggi leggere questi suoi libri, che sanno ormai di storia, è essenzialmente la loro freschezza. Per Mastronardi si sono tentate possibili catalogazioni, ma in realtà nessuna riesce ad inglobarlo nè esaurirlo.
Certo, la vena caricaturale e grottesca prevale: Mastronardi riesce ad ironizzare ciò che altri rende dramma. In questo senso egli incarna la figura di uno dei quegli scrittori satirici che così di rado fa un'apparizione nella nostra letteratura interiormente vocata al patetico. Ma quando qualcuno di questi si fa sentire, come appunto Mastronardi, allora lascia un segno indelebile.
S.P.

Sovracoperta di John Alcorn.